Qualche settimana fa abbiamo parlato del metodo Design Thinking: abbiamo visto come questo processo sia utile a risolvere un problema con creatività.
Già, perché la creatività non è altro che un modo diverso di pensare cose già esistenti. Come?
Insieme alla Visual Designer Virginia Jukuki abbiamo sperimentato uno dei tanti metodi utilizzati per pensare “outside the box”: il metodo SCAMPER.
Vediamo insieme di cosa si tratta.
SCAMPER
Il metodo SCAMPER nasce verso la metà del XX secolo, a partire dalla tecnica del Brainstorming: consiste in una serie di domande e azioni che aiutano a sviluppare il pensiero creativo e a vedere tutto da una prospettiva diversa.
Questo metodo è uno degli strumenti che si possono utilizzare per generare idee creative.
Infatti, durante il processo di Design Thinking spesso vengono organizzati dei workshop che aiutano il team a lavorare in maniera più consapevole, comprendendo le esigenze degli utenti. Questa modalità contribuisce e trovare nuove idee, ponendosi come obiettivo quello di risolvere un problema già ben identificato.
E questo nome?
Il nome viene dall’unione di 7 lettere che sono le iniziali di 7 modalità differenti di ripensare un prodotto/servizio, partendo dal presupposto che, tutto ciò che esiste, non è altro che una versione diversa e nuova di ciò che già esisteva.
SETTE PAROLE
A 7 verbi/parole, corrispondono altrettante domande creative, che inducono il nostro pensiero a guardare da prospettive diverse un prodotto o servizio.
Poniamo il caso che il packaging del nostro prodotto non funzioni, il cliente non è soddisfatto o, semplicemente, cerchiamo un modo per differenziarci dalla concorrenza.
1. Substitute: Sostituire qualche dettaglio o caratteristica.
- Posso cambiare il materiale del packaging?
- Renderlo più rigido o più morbido?
- Cambiare il colore?
- Sostituirne le dimensioni?
2. Combine: Combinare più caratteristiche insieme.
- Si possono combinare più funzioni insieme?
- Posso far sì che il packaging del mio prodotto possa essere utilizzato anche in altro modo?
- Può soddisfare più bisogni contemporaneamente?
3. Adapt: Adattare il prodotto/servizio a diversi tipi di utilizzo.
- C’è qualche altro prodotto che ha un packaging particolare, dal quale prendere spunto, per riadattarlo al mio?
- Quali idee, ispirazioni prese in prestito da altri prodotti, possiamo adattare al nostro packaging?
4. Modify: Modificare alcune caratteristiche.
- Cosa posso ingrandire, ridurre, esagerare, enfatizzare, cambiare del mio packaging?
5. Put to other use: Pensare ad un’altra modalità d’uso.
- Il mio packaging potrebbe essere utilizzato in un contesto diverso rispetto a quello che ho sempre considerato?
- Potrebbe avere un altro tipo di utilizzo una volta che il consumatore ha usufruito del prodotto al suo interno?
6. Eliminate: Eliminare parti del prodotto/servizio.
- Cosa potrei eliminare del mio packaging?
- Quali parti potrebbe essere superflue o scomode?
- Come posso semplificarlo?
- Posso divederlo in più parti?
7. Reverse: Invertire il funzionamento del prodotto/servizio.
- Posso capovolgerlo e farlo diventare altro?
- Posso far sì che invertendo la confezione cambi il funzionamento?
Questo metodo può essere applicato non solo per risolvere problematiche legate a una questione specifica da risolvere, ma anche per generare nuove idee di business, nuovi prodotti o servizi digitali.
È utilissimo anche nella nostra vita quotidiana: ci aiuta, in maniera schematica, a uscire fuori dal pensiero predefinito, indagando punti di vista che non avevamo preso in considerazione.
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