3 consigli per raccontare una storia: il caso The OA

3 consigli per raccontare una storia: il caso The OA 150 150 Giorgio Reclama

In questo articolo ti rivelo di 3 consigli per raccontare una storia in grado di coinvolgere il tuo pubblico.

Ti parlo di 3 stratagemmi narrativi che hanno permesso a “The OA”, la serie tv targata Netflix, di essere sulla bocca di tutti.

Prima di iniziare, però, permettimi una domanda: “Hai già visto The OA?“.

Se la tua risposta è sì, nella righe che seguono ritroverai alcuni riferimenti alla storia raccontata da Prairie, ma soprattutto un’analisi del suo racconto.

Se invece la tua risposta è no, in questo momento ti starai chiedendo: “Ma chi diavolo è Prairie?”. Tranquillo o tranquilla, ti rivelerò questo e altri elementi della trama, senza però spoilerarti quel che di bello potrai vedere con i tuoi occhi, se vorrai.

The OA: qualche cenno sulla storia

Prima di entrare nel vivo, è bene che tu conosca alcuni elementi della trama, per comprendere meglio quello che verrà dopo.

La protagonista della serie tv “The OA” è una ragazza di nome Prairie che, per una serie di sfortunati eventi, si ritrova in una casa abbandonata, al lume di una manciata di candele, insieme a 5 persone, fino a quel momento a lei sconosciute.

Tutti gli 8 episodi della serie tv (o quasi) ruotano attorno a una storia, quella che Prairie racconta a voce al suo pubblico di ignari protagonisti. Una storia meravigliosa, al limite del reale, che tocca scenari a cavallo tra la vita e la morte.

Ok, forse ti ho detto troppo. Se vuoi scoprire qualcosa di più sulla trama, ti consiglio di guardare il trailer di presentazione: sono 01:40 di spoiler, io non me la sento di rovinarti la sorpresa.

Detto questo, come promesso, vediamo adesso quali sono le tecniche di storytelling che possiamo apprendere da questa serie tv…

1. Scegli il tuo pubblico

Prima di iniziare a raccontare una storia, c’è bisogno di identificare un pubblico di riferimento. Che siano lettori o ascoltatori non importa, la tua trama non può piacere a tutti.

Per quanto strana e fuori dal normale possa sembrare la storia della protagonista di The OA, riesce a tenere incollati i suoi ascoltatori. Come fa? La narratrice ha scelto il suo ristretto pubblico di ascoltatori, non il contrario. Fin dal primo episodio, infatti, Prairie si rifiuta di rivelarsi a chi non l’avrebbe mai capita, genitori compresi.

Che tu sia un brand o professionista, la tua storia non è poi così diversa da quella di The OA. Non sarà così alternativa e sui generis, ma sicuramente ha bisogno di un proprio target di riferimento. Gli eventi e i valori che ti riguardano non possono essere cambiati, la narrazione invece sì. La trama, i personaggi e il linguaggio della tua storia dipendono proprio dal pubblico che hai scelto come tuo lettore (per approfondire leggi le 9 storie che un brand può raccontare).

2. Fai partecipare il lettore

Va bene, Prairie ha scelto 5 persone che potevano essere interessate alla sua storia. Ma come è riuscita a farle sedere attorno a lei, in una casa abbandonata, di notte, per quasi 8 puntate?

Dietro questa domanda si nasconde il secondo consiglio che voglio condividere con te: fai partecipare il tuo pubblico.

La protagonista di The OA, infatti, invita all’ascolto i suoi futuri uditori con un’affermazione: “Ho bisogno di voi”. Ai 5 ascoltatori, almeno inizialmente, non interessa un bel niente di Prairie. Si ritrovano in quella casa perché coinvolti, chiamati in causa in qualcosa che ha stimolato la loro curiosità. La storia diventa quindi solo il collante narrativo che spinge ad andare avanti, per scoprire come poter essere d’aiuto a quella sconosciuta ragazza.

In ogni episodio, il pubblico diventa parte integrante della storia narrata. Ha dubbi, si pone degli interrogativi ed è libero di fare domande alla cantastorie. In un certo senso interpreta l’archetipo (modello con una precisa funzione narrativa) di aiutante.

E tu, fai partecipare il pubblico alle tue storie? Se un tempo, con la comunicazione analogica, era più difficile coinvolgere il destinatario. Oggi, con le nuove tecnologie, tutto è più semplice. Le storie si fanno digitali e diventano un’opportunità di narrazione per tutti, anche per te che stai leggendo.

3. Lascia il dubbio ma sii autentico

Chi lo ha detto che una storia deve finire sempre con “e vissero tutti felici e contenti…”? Il terzo e ultimo insegnamento che possiamo trarre da The OA è proprio l’ambiguità del finale.

“Penso che ci sia qualcosa di veramente delizioso nel mistero di mettere in discussione la verità del cantastorie”.

Sono queste le parole di Brit Marling (Prairie) in un’intervista a Variety. E come darle torto? Dopo aver raccontato una storia, e aver accompagnato il pubblico in un vero e proprio viaggio emozionale, il dubbio di veridicità diventa lo stratagemma perfetto per il colpo di scena.

La verità, infatti, non implica la fiducia, come la finzione non implica lo scetticismo. Una storia può essere vera o fantastica, un’esperienza vissuta o una rappresentazione della realtà. Quel che realmente importa è la sensazione di autenticità che si crea nello spettatore. Quel sentimento che induce chi ti ascolta a credere o meno in quel che racconti.

Come si diventa autentici? Rileggi e applica i consigli precedenti, sta tutto lì il segreto.

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